Ambientazione - luoghi e città della vostra storia

...giunsero infine alle soglie di una grandiosa città, Alderot, la città degli Imperatori....

...Bianche torri si levavano dalle cerchia di mura della città, quattro grandiose porte erano gli ingressi nord della città più popolosa dell'Impero di Miniar, Il palazzo d'oro del sovrano risplendeva di una luce mistica colpito dai raggi del sole calante. Entrarono nella città.....

Un immenso viale si aprì dinnanzi a loro.
Su ciascun fianco, a intervalli regolari, piccole fontane bianche del più puro marmo zampillavano acqua limpida, intervallate con alberi dal tronco maestoso, che tuttavia risultavano piccoli in confronto alle alte torri che i palazzi più ricchi avevano...

Eppure, nonostante la grandezza dei palazzi, la città non aveva un aspetto sgraziato: le forme infatti risultavano lineari e davano un aspetto concreto alla ricchezza della città. Continuarono a camminare: grandi parchi spuntavano ai lati delle strade come fiori in un prato in primavera. Tutti erano al lavoro: il fabbro era nella sua fucina, l'oste cacciava dalla propria taverna i rissosi. Le donne portavano l'acqua nelle case. Eppure ad ogni passo qualcuno rivolgeva loro dei saluti o sorrideva loro allegramente; la popolazione della capitale era famosa per la propria cordialità...

"Non avrei mai pensato che ritornare ad Alderot sarebbe stato così bello."
Il Cavaliere davanti a lui si limitò a ridere prima di rispondergli, sempre dandogli le spalle.
"Lo so bene, Ridon, che non ami le grandi città..."
"...e poco importa che siano Capitali o cose di questo genere, giusto?"
Ridon rise annuendo e guardando Gilerod che era di fianco a lui, il quale rise, contagiando anche il serio, ma con loro non troppo, Aloth, che li guidava verso il Palazzo Reale.

Il Palazzo reale era davvero una costruzione imponente:un grande porticato circondava il perimetro dell'intera dimora, vitalizzato qua e là da qualche grande albero le cui ombre si proiettavano all'interno della casa. Le mura e le colonne erano costruite in marmo bianco, come del resto quasi tutti gli edifici più importanti della città. Cominciarono la lunga salita che li avrebbe condotti all'interno....

"Guarda un pò...quanto marmo...".
Ridon osservava quasi con ostilità il luogo che lo circondava: la città, la modernità spropositata, lo opprimeva. Era un Cavaliere, e in quanto tale doveva onorare il codice e il suo signore. Non poteva tirarsi indietro. Ma lasciare, anche se per poco, quella piacevole e gustata libertà che sentiva solo quando era in groppa al suo fedele destriero, a correre per leghe e leghe nelle sue terre, lo faceva sentire come incatenato da una forza più grande della libertà stessa.

Fu richiamato alla realtà dai suoi compagni. Lasciarono i cavalli e le armi all'ingresso ed entrarono nella fatiscente dimora.Si trovarono in lungo corridoio illuminato a malapena da alcune torce appese alle pareti.Ovunque da entrambi i lati vi erano statue che raffiguravano eroi del passato.

Antichi re, grandi maestri di spada, li fissavano dall'alto delle loro colonne, come silenziose divinità addormentate. Non erano altro che statue, ma i loro dettagli curati e marcati davano l'impressione che, da un momento all'altro, essi sarebbero a scesi e avrebbero camminato con loro, come tempo addietro avevano sicuramente fatto per quelle vie.
Svoltata la via secondaria, entrarono in un marmoreo atrio dove, in cima ad una grande scalinata, troneggiava un maestoso portone, ingresso della grande sala centrale.

ai lati del portone, due imponenti soldati facevano la guardia. I loro visi, le loro armature, perfino il loro portamento sembravano venire direttamente dal passato. In testa un alto elmo pennato, il corpo protetto da un'armatura finamente lavorata e decorata ad arte, una spada pendeva dalla loro cintura; in una mano una corta lancia d'acciao e nell'altra un piccolo scudo rotondo con lo stemma della città. I loro sguardi si spostarono al portone...